Monday, October 1, 2012

Boris Vasilievich Spasskij

Boris Spasskij Junior : “Mio padre è sequestrato a Mosca”

di Bertrand Guyard, Le Figaro, 26 settembre 2012. Traduzione di Isadora Duncan.

INFO LE FIGARO - Il rivale dell’americano Fischer, colpito da un ictus invalidante nel 2010, è scomparso da casa il 16 agosto. Il figlio, Boris Junior, lo ha rintracciato a Mosca. Sporge denuncia “per rapimento e sequestro di persona”.

Il 16 agosto, l’ex-campione del mondo di scacchi, Boris Spasskij, è scomparso dalla sua casa di Parigi. All’indomani, i giornali russi pubblicano un’intervista del grande maestro franco-russo. Le frasi trascritte sembrano accreditare la tesi di una fuga per sottrarsi a dei maltrattamenti. L’8 settembre, Boris Junior, figlio del campione, rintraccia suo padre a Mosca. Secondo lui, “non era in grado di ricordare come, da Parigi, si fosse ritrovato improvvisamente in Russia...”.

Una donna aggressiva si presenta come sua agente

Ricapitoliamo due anni di tragici eventi, fino a quest’epilogo degno di John Le Carré. Il 22 settembre 2010 Spasskij è colpito da un ictus a Mosca. Il campione resta paralizzato sul lato sinistro. Suo figlio, Boris Junior, lo fa rientrare a Parigi dove è preso in cura a Bichat e poi a Gennevilliers.
Al suo capezzale sono la moglie Marina, la famiglia e il figlio. Compare allora per la prima volta una donna, Valentina Kuznetsova, che si dichiara suo agente. Il suo comportamento si svela subito aggressivo. “Ero con mia madre all’ospedale di Gennevilliers da mio padre, quando la sconosciuta l’ha aggredita verbalmente, accusandola di maltrattamenti, e versando un fiume di ingiurie e di invettive contro la medicina francese e la nostra famiglia”, dichiara formalmente Boris Junior, nella sua testimonianza alla polizia francese.
Dopo il ricovero, il campione Spasskij, 75 anni, può tornare a casa. La moglie e il figlio per curarlo avevano attrezzato la casa di famiglia. La moglie Marina, che soffre d’una grave malattia alla schiena, veglia sulla convalescenza del marito. Le fenomenali capacità analitiche dell’anziano campione di scacchi sono quasi scomparse, ma ha recuperato un po’ di mobilità. La donna sconosciuta, Valentina Kuznetsova, assilla al telefono Marina Spasskij. È stata lei – come pensa la famiglia – a mettergli in testa l'idea d'un ritorno al paese natio? Dal suo letto di dolore, Boris Spasskij comincia a sognare un recupero totale e un ritorno trionfale in Russia. Il 16 agosto, Marina torna all'ospedale e trova la camera vuota. Fuori di sé, chiama il figlio Boris, che rientra d’urgenza da Madrid. Marina gli dice che suo padre – non è chiaro come – sarebbe stato portato da degli sconosciuti all’Ambasciata di Russia, dove gli sarebbe stato rilasciato un passaporto una tantum.

Denuncia per rapimento e sequestro di persona

Tre settimane dopo, Boris Junior, accompagnato da Anthony Crawford, fedele amico di famiglia, rintraccia suo padre in un ospedale di Mosca. Racconta il figlio al Figaro: “In occasione della nostra seconda visita, Valentina Kuznetsova era là e mi ha subito fatto capire che la conversazione sarebbe stata supervisionata da lei. Ha rifiutato di lasciarmi solo con mio padre. Ha reso impossibile la conversazione: mi tagliava le parole, rispondeva al posto di mio padre. Quando ho affrontato il tema delle accuse a mia madre, si è interposta fisicamente fra me e mio padre per interromperci. Quando gli ho chiesto chi aveva parlato con la Komsomolskaïa Pravda, ha ammesso di aver organizzato l’incontro di mio padre con il giornalista. Quanto a mio padre, ha semplicemente negato di aver mai concesso quest’intervista”.
Questo j’accuse, non verificato e non verificabile, in cui il campione avrebbe accusato la famiglia di circonvenzione d’incapace, continua a circolare a tutt’oggi su Internet. Boris Spasskij è ancora “ufficialmente malato, ricoverato di sua volontà in un istituto russo”. Per proteggere suo padre, che gode della doppia nazionalità francese e russa, Boris Junior ha deciso di sporgere denuncia in Francia per rapimento e sequestro di persona contro tutte le persone fisiche e giuridiche coinvolte.

Boris Spasskij, un eroe russo antisovietico

Il destino di Boris Spasskij somiglia a un romanzo tragico. Nel 1941, a 4 anni, si trasferisce da Leningrado nella provincia di Kirov proprio prima dell’assedio delle armate di Hitler. È sul treno che scampa ai bombardamenti; i viaggiatori degli altri due convogli sono mitragliati dalla Luftwaffe. Nel 1969, a Mosca, diventa il 10° campione del mondo di scacchi. In Unione Sovietica, questo genio è il simbolo del comunismo trionfante, “l’homo sovieticus”. Problema. Spasskij, libero pensatore e anticomunista convinto, ha apertamente sostenuto i rivoltosi della Primavera di Praga. Alle Olimpiadi va ostentatamente a stringere la mano ai cecoslovacchi che sfoggiano il lutto nero al braccio. Russo fino in fondo all’anima, inquadrato mai.

Un destino che somiglia a una tragedia

Nel 1972, gioca il match più celebre della storia degli scacchi. Contro di lui, solitario e geniale, l’americano Fischer. Ancora una volta incarna, suo malgrado, il ruolo di ultimo baluardo dell’Unione Sovietica. Persa la guerra, l’eroe nazionale diviene, agli occhi del Cremlino, un rinnegato. Nel 1974, incontra Marina Scherbatcheff che lavora per l’Ambasciata di Francia a Mosca. Ascendente liberale? Il loro amore inquieta l’autorità centrale. Il KGB li sorveglia. Si sposa nel 1975 e si trasferisce in Francia nel 1976.
Nel 1992, vent’anni dopo, Fischer esce dal suo isolamento. Ritrova il suo “nemico carissimo”, Spasskij, per un match di rivincita organizzato in Serbia. Lo sponsor, Vassilievic, è considerato un criminale dal Dipartimento di Stato americano. A Fischer è interdetto il rientro negli Stati Uniti; Spasskij non ha problemi: la politica mitterrandiana non era allora apertamente antiserba.
Nel 2004, Bobby Fischer è arrestato all’aeroporto di Tokyo. Spasskij, in una lettera aperta, chiede di essere rinchiuso con il suo amico Bobby. 2012, Spasskij è sparito e poi ritrovato tre settimane dopo a Mosca. Un destino che somiglia a una trama da tragedia.

Marina & Boris più o meno l’altro ieri
Foto: Le Figaro

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