Boris Spasskij Junior : “Mio padre è sequestrato a
Mosca”
di Bertrand Guyard, Le Figaro, 26
settembre 2012. Traduzione di Isadora Duncan.
INFO LE FIGARO - Il rivale dell’americano Fischer, colpito da un
ictus invalidante nel 2010, è scomparso da casa il 16 agosto. Il figlio, Boris
Junior, lo ha rintracciato a Mosca. Sporge denuncia “per rapimento e
sequestro di persona”.
Il 16 agosto, l’ex-campione del mondo di scacchi, Boris Spasskij, è
scomparso dalla sua casa di Parigi. All’indomani, i giornali russi
pubblicano un’intervista del grande maestro franco-russo. Le frasi
trascritte sembrano accreditare la tesi di una fuga per sottrarsi a dei
maltrattamenti. L’8 settembre, Boris Junior, figlio del campione,
rintraccia suo padre a Mosca. Secondo lui, “non era in grado di ricordare
come, da Parigi, si fosse ritrovato improvvisamente in Russia...”.
Una donna aggressiva si presenta come sua agente
Ricapitoliamo due anni di tragici eventi, fino a quest’epilogo degno di
John Le Carré. Il 22 settembre 2010 Spasskij è colpito da un ictus a Mosca. Il
campione resta paralizzato sul lato sinistro. Suo figlio, Boris Junior, lo fa
rientrare a Parigi dove è preso in cura a Bichat e poi a Gennevilliers.
Al suo capezzale sono la moglie Marina, la famiglia e il figlio. Compare allora
per la prima volta una donna, Valentina Kuznetsova, che si dichiara suo agente.
Il suo comportamento si svela subito aggressivo. “Ero con mia madre
all’ospedale di Gennevilliers da mio padre, quando la sconosciuta
l’ha aggredita verbalmente, accusandola di maltrattamenti, e versando un
fiume di ingiurie e di invettive contro la medicina francese e la nostra
famiglia”, dichiara formalmente Boris Junior, nella sua testimonianza
alla polizia francese.
Dopo il ricovero, il campione Spasskij, 75 anni, può tornare a casa. La moglie
e il figlio per curarlo avevano attrezzato la casa di famiglia. La moglie
Marina, che soffre d’una grave malattia alla schiena, veglia sulla
convalescenza del marito. Le fenomenali capacità analitiche dell’anziano
campione di scacchi sono quasi scomparse, ma ha recuperato un po’ di
mobilità. La donna sconosciuta, Valentina Kuznetsova, assilla al telefono
Marina Spasskij. È stata lei – come pensa la famiglia – a mettergli
in testa l'idea d'un ritorno al paese natio? Dal suo letto di dolore, Boris
Spasskij comincia a sognare un recupero totale e un ritorno trionfale in
Russia. Il 16 agosto, Marina torna all'ospedale e trova la camera vuota. Fuori
di sé, chiama il figlio Boris, che rientra d’urgenza da Madrid. Marina
gli dice che suo padre – non è chiaro come – sarebbe stato portato
da degli sconosciuti all’Ambasciata di Russia, dove gli sarebbe stato
rilasciato un passaporto una tantum.
Denuncia per rapimento e sequestro di persona
Tre settimane dopo, Boris Junior, accompagnato da Anthony Crawford, fedele
amico di famiglia, rintraccia suo padre in un ospedale di Mosca. Racconta il
figlio al Figaro: “In occasione della nostra seconda visita,
Valentina Kuznetsova era là e mi ha subito fatto capire che la conversazione
sarebbe stata supervisionata da lei. Ha rifiutato di lasciarmi solo con mio
padre. Ha reso impossibile la conversazione: mi tagliava le parole, rispondeva
al posto di mio padre. Quando ho affrontato il tema delle accuse a mia madre,
si è interposta fisicamente fra me e mio padre per interromperci. Quando gli ho
chiesto chi aveva parlato con la Komsomolskaïa Pravda, ha ammesso di
aver organizzato l’incontro di mio padre con il giornalista. Quanto a mio
padre, ha semplicemente negato di aver mai concesso
quest’intervista”.
Questo j’accuse, non verificato e non verificabile, in cui il
campione avrebbe accusato la famiglia di circonvenzione d’incapace,
continua a circolare a tutt’oggi su Internet. Boris Spasskij è ancora
“ufficialmente malato, ricoverato di sua volontà in un istituto
russo”. Per proteggere suo padre, che gode della doppia nazionalità
francese e russa, Boris Junior ha deciso di sporgere denuncia in Francia per
rapimento e sequestro di persona contro tutte le persone fisiche e giuridiche
coinvolte.
Boris Spasskij, un eroe russo antisovietico
Il destino di Boris Spasskij somiglia a un romanzo tragico. Nel 1941, a 4 anni,
si trasferisce da Leningrado nella provincia di Kirov proprio prima
dell’assedio delle armate di Hitler. È sul treno che scampa ai
bombardamenti; i viaggiatori degli altri due convogli sono mitragliati dalla
Luftwaffe. Nel 1969, a Mosca, diventa il 10° campione del mondo di scacchi. In
Unione Sovietica, questo genio è il simbolo del comunismo trionfante,
“l’homo sovieticus”. Problema. Spasskij, libero
pensatore e anticomunista convinto, ha apertamente sostenuto i rivoltosi della
Primavera di Praga. Alle Olimpiadi va ostentatamente a stringere la mano ai
cecoslovacchi che sfoggiano il lutto nero al braccio. Russo fino in fondo
all’anima, inquadrato mai.
Un destino che somiglia a una tragedia
Nel 1972, gioca il match più celebre della storia degli scacchi. Contro di lui,
solitario e geniale, l’americano Fischer. Ancora una volta incarna, suo
malgrado, il ruolo di ultimo baluardo dell’Unione Sovietica. Persa la
guerra, l’eroe nazionale diviene, agli occhi del Cremlino, un rinnegato.
Nel 1974, incontra Marina Scherbatcheff che lavora per l’Ambasciata di
Francia a Mosca. Ascendente liberale? Il loro amore inquieta l’autorità
centrale. Il KGB li sorveglia. Si sposa nel 1975 e si trasferisce in Francia
nel 1976.
Nel 1992, vent’anni dopo, Fischer esce dal suo isolamento. Ritrova il suo
“nemico carissimo”, Spasskij, per un match di rivincita organizzato
in Serbia. Lo sponsor, Vassilievic, è considerato un criminale dal Dipartimento
di Stato americano. A Fischer è interdetto il rientro negli Stati Uniti;
Spasskij non ha problemi: la politica mitterrandiana non era allora apertamente
antiserba.
Nel 2004, Bobby Fischer è arrestato all’aeroporto di Tokyo. Spasskij, in
una lettera aperta, chiede di essere rinchiuso con il suo amico Bobby. 2012,
Spasskij è sparito e poi ritrovato tre settimane dopo a Mosca. Un destino che
somiglia a una trama da tragedia.
Marina & Boris più o meno l’altro ieri
Foto: Le Figaro
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