Sunday, December 23, 2012

Fischerandom

Fischerandom

Isadora Duncan


Anni e anni alla sbarra, ore e ore di sudore, prove e riprove, piedi doloranti, scaldamuscoli e scoramento, pece e tenacia, miti alati e specchi impietosi, confronti persi, umiltà e improbabili cigni bianchi. Ogni giorno un bicchierino di veleno e un anelito di meraviglioso, cibo per la mente, per il corpo dieta ferrea e bulimia latente. La disciplina dell’arte non è per pochi eletti. E poi di nuovo prove e riprove, sbarra, sudore, il prosaico quotidiano votato a quei pochi minuti di meraviglioso in teatro. Diventare non il miglior ballerino del mondo ma il miglior ballerino possibile, per non smettere mai di ballare.
E poi anni di amore, difficile, insaziabile, esigente. No allo stillicidio conformista, no alla complicità in pantofole, no al litigio civile, no al dialogo corretto, no alle maschere, no alla vacanza da cartolina, no all’Itaglia, no alla patria, no all’al di là, no a mi faccio il mio, no al pregiudizio, no al razzismo. Navigare insieme in mare aperto, cibo per la mente, per il corpo no a nutrirsi di creature senzienti non umane.
E dunque anni e anni in bianco e nero, sotto forma di interminabili tornei, torri di libri, riviste, diagrammi, scartafacci, scacchiere tascabili e regolamentari, artistiche e rurali, di plastica, di legno, di vetro, e persino di marzapane, fino alla comprensione, fino al godimento estetico.
Io, così insofferente all’immobilità, seduta per ore su una sedia, fuorigioco in contemplazione di coreografie cruente, drammi, tragedie, operette, poesie, a seconda dei protagonisti, irriducibili nel ritentare una vittoria e deglutire una sconfitta. Flessibili, devoti, curiosi, onnivori monomaniaci dell’astratto.
Come ignorare i nuovi territori che una geniale intuizione ha dischiuso ai vostri viaggi? Come non condurre la vostra Regina in novecentosessanta nuove danze?

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