“Ah, commissario, che cosa non ho tentato per crearmi con la mia macchina per scrivere un’esistenza dignitosa! Non sono mai arrivato neanche alle entrate di un barbone di campagna, ho dovuto rinunciare a tutte le imprese, una dopo l’altra, una speranza dopo l’altra, i drammi migliori, le poesie più appassionate, i racconti più sublimi! Castelli di carta, nient’altro che castelli di carta! La Svizzera mi ha reso un buffone, un pazzo, un don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento e contro le greggi di pecore. E poi bisognerebbe combattere per la libertà e la giustizia e per tutti gli altri articoli di merito patriottico, e sostenere una società che costringe un uomo a condurre l’esistenza di uno straccione, di un mendicante, soltanto perché si è votato allo spirito e non agli affari. Si vuol godere la vita, non si vuol rinunciare nemmeno alla millesima parte di questi godimenti, non a un centesimo, e come una volta nel Reich millenario si toglieva la sicura alla pistola soltanto al suono della parola cultura, così qui la si mette al portamonete”.
Friedrich Dürrenmatt, “Il sospetto”
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文扬小姐的心血结晶
(Da un’idea della signorina Wényáng)
(Da un’idea della signorina Wényáng)
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