Wednesday, January 22, 2014

世界公民 (World citizen)

Lo conosco da sette anni. Lo incontro tutti i giorni, sullo stesso marciapiede.
Lui è uno dei neri che piantonano l’entrata/uscita del supermercato: una guardia volontaria non retribuita, più giurata di un vangelo. Non è mai mancato un giorno. Inappuntabile e puntuale. Una roccia. Con il vento e con la pioggia, con il sole e con l’ora legale. Rimette in fila i carrelli, aiuta gli anziani a caricare la spesa in macchina. Qualcuno gli porge una moneta per gratitudine o per carità.
Io più o meno gli passo un €uro al giorno, senza particolari motivi. Non è poco per me, ma non è abbastanza per lui. I miei amici orientali mi disapprovano. “Lui può lavorare!”, protestano con veemenza. “Lui lavora”, ho sempre risposto io con garbo. Se l’è infatti inventato un lavoro, all’ombra e nel parcheggio di una Società dei Consumi per Azioni.
Oggi è mercoledì 22 gennaio. Sono all’Internet Point di fronte al supermercato. Non sono troppo ispirato. Ad un certo punto entra lui e mi si siede accanto. Metto mano alla tasca un po’ sbadato un po’ svogliato: to’, eccoti l’€uro. “No, no”, mi ferma lui. Estrae da una busta il contrassegno di una raccomandata. La sua storia la conosco, ma per la prima volta in sette anni leggo il suo nome.
Sul contrassegno c’è un numero. Lungo (dieci caratteri). “Sul sito della Questura”, mi dice, “il numero. Il permesso di soggiorno”. Un clic sul sito della Polizia di Stato, un altro su Permesso di Soggiorno, un altro ancora su Numero pratica o assicurata. Digito il numero, clicco e... apriti sesamo: il permesso di soggiorno è pronto e concesso. Può ritirarlo alla Questura di Pisa.
Glielo dico. Glielo leggo. È uno dei giorni più felici della sua vita.
È incredulo e basito. Gli occhi gli si inumidiscono. Mi abbraccia. “Grazie, grazie”, sussurra.
Erano sette anni che aspettava. Oggi gli abbiamo riconosciuto il diritto di non essere invisibile, ma gli è costato caro. Troppo.
Festeggiamo con un caffè. Poi ci salutiamo. “Ci si vede stasera”, gli prometto.
E stasera ci rivedremo, come se niente fosse.
Mi vergogno del mio paese, ma sono contento per lui.
E se sono contento per lui, sono un po’ più contento anche per me.

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