余华 (Yú Huá)
Quella stessa ragazza che dopo una decina d’anni si avvicina ai trenta, siede ora di fronte a me. Sediamo insieme in una stanza in penombra e questa è la nostra casa. La nostra tenda pende appesa in due drappi, l’ultimo splendore del tramonto accarezza il davanzale della finestra. Lei mi siede di fronte lavorando a maglia una sciarpa azzurra. Adesso la lunghezza della sciarpa già oltrepassa l’altezza del suo corpo, ma lei continua ancora a sferruzzare. Io siedo di fronte a lei come nell’autunno del 1977 quando insieme andammo in quel luogo ad oltre 20 km di distanza. Ci conoscevamo da quando avevamo cinque anni e questa conoscenza era passata attraverso una lunga strada, percorsa con fatica, che aveva portato al matrimonio. Intorno ai sedici anni avemmo il nostro primo rapporto sessuale. La sua prima gravidanza risale a quel momento. Adesso, come da cinque anni a questa parte, lei siede nella medesima posizione davanti alla finestra, ed io che la vedo come posso provare ancora attrazione? Da molto tempo lei va e viene davanti ai miei occhi e questo andirivieni mi procura uno sconforto senza fine. Il mio più grande errore l’ho fatto proprio la notte prima di sposarmi quando non mi sono reso conto in tempo che lei sarebbe andata e venuta per sempre davanti ai miei occhi e quindi la mia vita sarebbe stata solo un invecchiare senza gusto. Adesso, mentre lei lavora alla sciarpa, io leggo su di un vecchio giornale una lettera dello scrittore Hong Feng. La sua splendida storia mi commuove, ma sento di non aver motivi di continuare la mia vita come invece continuerà quella di quel vecchio giornale.
Nel ripetere il modo di stare seduto e nel ripetere le stesse parole io le somiglio. Ininterrottamente mi rispiego in un terribile gioco infantile. Per l’ennesima volta le domando:
“Come è possibile che tu non pensi di conoscermi fin troppo?”.
Ma lei mi guarda con una certa perplessità.
Io insisto e dico: “Ci conosciamo da quando avevamo cinque anni. Vent’anni dopo inaspettatamente siamo ancora insieme. Chi può ancora sperare di cambiare l’altro?”.
“Tu per me sei da molto tempo come un foglio bianco incollato al muro. Ed io per te non sono lo stesso?”.
Quando la vedo piangere mi appare un po’stupida. E allora continuo a parlare: “La sola cosa che possiamo fare è ricordare il passato, ma ricordare troppo può far sì che il nostro passato diventi uguale alla colazione di tutti i giorni, sempre prevedibile”.
Nel ripetere il modo di stare seduto e nel ripetere le stesse parole io le somiglio. Ininterrottamente mi rispiego in un terribile gioco infantile. Per l’ennesima volta le domando:
“Come è possibile che tu non pensi di conoscermi fin troppo?”.
Ma lei mi guarda con una certa perplessità.
Io insisto e dico: “Ci conosciamo da quando avevamo cinque anni. Vent’anni dopo inaspettatamente siamo ancora insieme. Chi può ancora sperare di cambiare l’altro?”.
“Tu per me sei da molto tempo come un foglio bianco incollato al muro. Ed io per te non sono lo stesso?”.
Quando la vedo piangere mi appare un po’stupida. E allora continuo a parlare: “La sola cosa che possiamo fare è ricordare il passato, ma ricordare troppo può far sì che il nostro passato diventi uguale alla colazione di tutti i giorni, sempre prevedibile”.
(continua...)
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