Intervistato da Janis Nisii all’indomani del successo allo Sparkassen Chess Meeting di Dortmund (Torre & Cavallo Scacco!, n. 9, settembre 2008, pp. 3-6 e p. 30), il Grande Maestro ungherese Péter Lékó, già enfant terrible degli scacchi negli anni ’90, ha ricordato le sue ormai remote frequentazioni con Bobby Fischer:
– Mi puoi parlare delle tue lezioni con Fischer?
– Non ho mai fatto lezioni con Fischer, questa cosa che si dice è frutto di un fraintendimento. No, ho avuto una relazione molto stretta con lui negli ultimi anni in cui ha vissuto in Ungheria. Ci siamo avvicinati molto e siamo diventati amici, ma non credo sia bello parlare di questa amicizia proprio perché era così forte.
– C’era una grossa differenza di età...
– Sì, ma è stato splendido. Abbiamo passato dei momenti magnifici insieme tra il 1998 e il 1999.
– Quindi non prendevi lezioni da lui. Però parlavate di scacchi, immagino, puoi dirci qualcosa?
– No, non prendevo lezioni da lui innanzitutto perché lui non ne dava proprio di lezioni! Ma per me è stato veramente incredibile conoscere la sua visione degli scacchi. Anche se non era tra i top da più di 20 anni, era sorprendente il modo in cui parlava del gioco. Il modo in cui pensa e vede gli scacchi è assolutamente fenomenale [qui, e in altre frasi successive, Peter usa i verbi al presente, come se Fischer fosse ancora vivo... N.d.R.]. Era facile comprendere perché fosse il numero uno in assoluto e perché è diventato una simile leggenda, cosa che prima di incontrarlo non capivo. Credo che la generazione più giovane sia fuorviata dai computer e così tende a pensare che Fischer non giocasse con avversari così bravi, che all’epoca non fossero poi così preparati e cose simili. Poi, quando lo vedi, quando lo incontri, ed è chiaro che non è nel momento del suo fulgore, e ti accorgi di quanto sia ancora così brillante, beh allora inizi a nutrire un tale rispetto... Sono felice di aver avuto quel periodo con lui, perché sono arrivato a conoscerlo bene e ho capito che dentro è un’ottima persona.
– Ti ha ispirato?
– Sì, senza dubbio.
– Ti spingeva ad andare avanti?
– No, lui non spingeva nessuno. Stava spesso da solo, voglio dire, per lo più. Ma per me è stato un periodo molto bello e mi ha ispirato tantissimo.
– Già, non stento a crederlo.
Lékó onorò comunque in vita il “maestro”, allorché a Magonza nel 2001 si consacrò primo Campione del Mondo di scacchi Fischerandom della storia di specialità. Un idillio cominciato in verità nel 1996 a Kanjiza, cittadina serba al confine con l’Ungheria, già covo del “latitante” Fischer nei primi anni ’90, e dove l’allora giovanissimo Péter si impose con 9½ su 11 nel primo torneo di Fischerandom della storia eterodossa.
P. Lékó – L. Abel
Kanjiza, 1996
P59
Kanjiza, 1996
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