Sunday, January 5, 2014

Storia d’amore (爱情故事)

Storia d’amore (爱情故事)
余华 (Yú Huá)


Solo allora apparve spaventata e sconcertata. Alcuni anni più tardi mi disse che l’espressione del mio viso era terrificante. In quel momento progettavo la conclusione del nostro rapporto e ovviamente ciò le procurava un grande stupore, ma nonostante lo spavento e lo sconcerto non era realmente disperata. Riteneva che suo padre non l’avrebbe cacciata di casa, ma ammetteva che l’avrebbe punita. E mi consolava:
“È meglio una punizione del suicidio”.
Quel giorno fui l’ultimo a salire sull’autobus. Rimasi alle sue spalle a guardarla salire. Lei non esitò né si svoltò a sbirciarmi. Feci in modo che non mi potesse vedere mentre ossessivamente mi ricordavo che dentro di lei c’era un foglio di carta bianca. Quando salii, l’autobus già si preparava a partire. Non mi diressi subito a sedere, ma rimasi in piedi a lato della porta. Dentro l’autobus vidi un andirivieni di visi di cui almeno una ventina già incontrati in passato. Per questo non potevo andare a sedere al mio posto, ma solo rimanere in piedi dentro l’autobus già in movimento. Guardavo la strada dissestata che sembrava farsi beffe del nostro autobus. Mi sentivo come se la mia immagine fosse stata intrappolata in una bottiglia che qualcuno avesse ripetutamente scosso. Poi sentii la sua voce che mi chiamava e quel suono mi suscitò un terrore improvviso. Poiché lei non capiva ed era assai adirata, io non le risposi. Speravo così che smettesse di chiamarmi, e invece lei continuava a ripetere il mio nome e si rendeva sgradevole alle altre persone. Io non potevo fare altro che attardarmi in cima all’autobus conscio che il mio viso, verde per la paura, aveva il colore delle erbacce al lato della strada.
Lei allora con il viso illuminato da un sorriso innocente e ingenuo simulò sorpresa come se il nostro fosse un incontro inatteso, quindi mi invitò a sedere nel posto libero accanto a lei. Io potei soltanto rimandare il momento. Più tardi, seduto accanto a lei, sentii che il suo corpo aveva l’intenzione di stringersi a me. Lei diceva moltissime parole mentre io non riuscivo a comprendere un’intera frase e per dissimulare continuavo ad annuire. Tutto ciò mi causava ansia e confusione. Ad un certo punto con due dita mi strinse di nascosto la mano ed io subito la respinsi. Nello stesso istante inaspettatamente lei mi strinse di nuovo facendomi davvero desiderare che la follia mi prendesse. Solo allora si accorse della mia ira, non disse parola e spontaneamente non mi trattenne. Assai offesa si voltò a guardare il desolato paesaggio circostante, ma il suo silenzio non durò molto a lungo. Ad un violento sussulto dell’autobus, le sfuggì una risatina. Avvicinandomi le dissi furtivamente:
“Il bambino potrebbe sobbalzare fuori dalla pancia”.
Il suo ridacchiare aggravava la mia ira, perciò digrignando i denti le dissi sottovoce:
“Chiudi quella bocca!”.
Poi vidi tre grandi imbarcazioni ormeggiate in mare, due già miserevolmente demolite e solo una ancora integra e senza danno. C’erano solo degli uccelli grigi che volteggiavano sulle piante acquatiche.

(continua...)

Photo Art: Patty Maher

Traduzione di Alessandra Innocenti

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